Sarà una mia sensazione, più in basso vi spiegherò basata su cosa, ma sembra che sia in aumento il numero di giovani disposti a trasferirsi in Spagna ed in particolar modo a Madrid per cercare lavoro. Quale? Non importa, l’importante è scappare dall’Italia, poi si vedrà.
Durante il mio settennato a Madrid mi divertivo molto nel portare avanti la mia personalissima “narrazione” della comunità italiana: mondo del lavoro, vita di ogni giorno, cosa fare, cronaca da manifestazioni ed incontri pubblici.
Ho lavorato per vari anni nel Comites di Madrid (una sorta di organismo intermedio tra il Consolato e la comunità italiana all’estero), ho contribuito a fondare l’Associazione dei Pugliesi in Spagna. Cercavo di sondare l’umore degli italiani nella capitale spagnola: vedevo chi arrivava, ne studiavo e spesso ne condividevo le motivazioni.
Italiani a Madrid
Nel 2009 creai un “Gruppo Facebook di appoggio” per gli italiani a Madrid, spinto dall’idea di mettere in contatto i nuovi arrivati con i “veterani” della capitale spagnola. Informazioni su burocrazia, affitti, sanità pubblica, lavoro. Il gruppo si chiama “Italiani a Madrid“, lo continuo a gestire anche a distanza ed è il gruppo, con i suoi quasi 3.000 membri, più numeroso nel suo genere a Madrid.
Aperto a tutti, previa richiesta d’iscrizione, gli interventi sono moderati singolarmente per evitare spam o contenuti non affini: non avete idea di quanti post fuori tema, truffe acchiappaclick o pubblicità discotecare cercano di insinuarsi nella pagina.
Sono vari anni che leggo post del gruppo, ogni aggiornamento degli utenti, e che clicco personalmente su “pubblica”. Spesso sono stato aiutato, spesso ho fatto da me.
Cercare lavoro a Madrid
Un lavoro qualsiasi, pur di espatriare
Beh, il mio non sarà un campione rappresentativo ed oggettivo, ma sono vari anni che, leggendo ogni singolo post nel gruppo, rifletto sulle necessità cangianti degli italiani a Madrid o di chi a Madrid intende trasferirsi. Cosa ho notato? Un aumento esponenziale, specialmente negli ultimi mesi, di giovani che, appena atterrati in Spagna o in procinto di, chiedono informazioni su un lavoro, su un qualsiasi lavoro, pur di lasciare l’Italia.
Questo fenomoeno, sempre secondo quello che ho potuto notare, era relativamente diminuito durante la fase acuta della grande crisi spagnola, ma ora sta conoscendo un nuovo picco.
“Ciao! Sono appena arrivato/a a Madrid, cerco un lavoro qualsiasi, anche come lavapiatti, se qualcuno potesse aiutarmi ne sarei grato!”
“Ciao, tra due mesi mi trasferirò a Madrid, sapreste indicarmi come e dove guardare per trovare lavoro?”
Madrid è una città bellissima, invidio tantissimo chi decide di lasciare tutto e andarci a vivere, ma ogni volta che approvo un commento del genere mi intristisco un po’.
Perché se la sfida si trasforma in necessità perde tutta la sua poesia, perché se si espatria senza avere la minima idea di cosa si farà una volta all’estero si ritorna all’emigrazione di molti anni fa, in cui noi non esistevamo nemmeno nelle teste dei nostri genitori.
Dietro la narrazione dell’Italia che “cambia verso”, a quella dell’Italia di “quando l’onestà andrà di moda”, dell’Italia del “rimandiamoli a casa” o del “salario minimo per tutti” esiste una crepa bella grande, dalla quale passano inosservati, a testa bassa, tantissimi ragazzi.
Giovani che a questa lotta di visioni non vogliono partecipare.
Il pericolo è che a furia di raccontarci come vorremmo l’Italia del futuro, il futuro faccia a meno dell’Italia. Proprio come questi ragazzi.