Quali sono le storie più avvincenti? Su Netflix, ad esempio, sono quelle che vengono aggiornate ogni settimana con un nuovo episodio.
Non quelle riversate lì tutte ad una volta, permettendoti l’ubriachezza di una scorpacciata notturna che però, alla fine, lascia vuoti.
Stesso discorso per Facebook, le storie più avvincenti sono quelle create dai post e dagli aggiornamenti degli amici e dei contatti che poco a poco passano a destra, giustificando il tutto, prima di tutto a se stessi, con mirabolanti e complicate argomentazioni.
Come su Netflix però sei piacevolmente costretto ad attendere le varie puntate: da qui la bellezza e l’intrattenimento, non conoscendo in questo caso né il numero di episodi previsto né il vero finale, da qui la suspence e le unghie mangiate. È un vero piacere, fateci caso, rintracciare in quei lunghissimi post piccoli segnali argomentativi, che post dopo post, settimana dopo settimana, si fanno sempre più importanti, più chiari, più definiti.
Storie che finiscono spesso con un finale bellissimo: “…non sono passato a destra, ho solo aperto la mente alla realtà, ora rivedo la mia vita, e il mio futuro, in modo diverso. Diverso da come tanti sapientoni della sinistra (quella con la s minuscola perché la Sinistra è un’altra cosa, e non esiste più) mi hanno fatto credere in tutti questi anni”. Attenzione, “la Sinistra è un’altra cosa”, no un’altra persona, delle altre persone, delle altre logiche di comunità. “La Sinistra è un’altra cosa, fosse quella me la terrei ancora stretta. Non avete saputo mantenerla? Io apro la mente” (e voto a destra, ma “non sono di destra”).
Queste storie, le più belle, finiscono spesso con un finale bellissimo, dicevo, ma ti obbligano a seguire tutte le puntate, proprio per non perderti questa lotta intestina tra il cosa si sa, oramai, di essere, e il come comunicarlo al mondo.
Poi ci sono quelle o quelli che a destra ci passano velocemente, tutto in una volta, come una serie riversata per intero su una piattaforma. Ne conosci già il finale e francamente tendi a perdere interesse per la storia. Spesso sono serie viste e riviste, “vecchie”, senza appeal. E le lasci perdere. O spesso sono serie in cui magari ci hai creduto ma, per qualche motivo che ancora non comprendi, finiscono subito.
Come quando, ancora alla prima stagione di “The man high castle”, ho visto per errore l’ultimo episodio dell’ultima stagione. Dopo una prima mezz’ora, dove non ci ho capito nulla e mi sarò chiesto mille volte su come fosse stato possibile passare così velocemente ad un finale… l’epifania, la scoperta del fraintendimento, la perdita totale di interesse per tutte quelle decine di episodi diventati inutili in pochissimo tempo.
Le storie più belle sono quelle che ti tengono lì, in attesa del nuovo episodio. Vorremmo non finissero mai. Ma anche queste finiscono, e ne ricordi solo il finale, amaro. Ma che bello seguirne le sfumature!