Quando scrivere un titolo è un'impresa
15 Agosto 2010

Tragedia in Sicilia: precipita elicottero diretto alle isole Eolie. È il 13 agosto, siamo nel pieno calore estivo e per molti nel pieno delle ferie. Parliamo di un fatto tristissimo, degno di un’adeguta copertura da parte dei media di informazione. Se non fosse che, durante la mia rassegna stampa quotidiana tra un caffè ed un cornetto non proprio fresco, mi imbatto nel titolo di Repubblica “Precipita elicottero nel Messinese. Tra le vittime due imprenditori“.

Faccio subito un calcolo ardito: quattro meno due, che sono gli imprenditori, fa due. Quattro famiglie distrutte ma solo due, quelle degli imprenditori, meritano la giusta rilevanza nel titolo. Scrivo subito un tweet e resto a meditare un paio di giorni. In seguito, preso dalla curiosità, vado su Corriere.it e mi metto alla ricerca della stessa notizia. La trovo. Il titolo? “Precipita elicottero nel Messinese, 4 morti“. Cosa, dove, chi. Pulito, veloce, schietto nella tragicità delle parole.

Dobbiamo però tener conto che l’articolo di Repubblica proviene dalla loro redazione locale, la siciliana, mentre la stessa notizia nel Corriere è chiaramente  scritta su note d’agenzia. La professione delle quattro vittime, senz’altro importante, meritava il giusto approfondimento nel corpo dell’articolo e non nel titolo.

Vi propongo una parafrasi tutta personale dello stesso: “Precipita elicottero nel Messinese. quattro vittime: due imprenditori e due sfigati” . Con tutto il rispetto del caso, è questo il messaggio che risalta ad una lettura veloce del titolo dell’articolo di Repubblica. Sono l’unico ad aver avuto questa impressione?