Tornare a scrivere dopo tanto tempo, tornare a sentire le ginocchia che tremano, tornare a fare un gran respiro prima di aprire una porta per rimettersi in gioco ancora una volta, ritornare a vivere in Italia. Sì, tornare in Italia.
Ho fatto un passo più grande della gamba, andando contro le mie sicurezze, il mio contratto in Spagna a tempo indeterminato, la mia casetta dove vivevo solo in pieno centro a Madrid. Ed ho fatto tutto contro la mia stabilità, la mia ragazza, i miei meravigliosi amici in Spagna fin troppo maltrattati dal mio sentirmi troppo comodo in un città che oramai sentivo mia e che mi ha dato tutto quel che sono.
In una sola settimana ho cancellato tutte le mie tracce ufficiali in Spagna tra banche, servizi di attenzione al cliente, uffici di risorse umane, hacienda (la temibile agenzia delle entrate spagnola) e padroni di casa. Ho pianto come un bambino senza poter controllare le lacrime inscenando spettacoli che, visti da fuori, mi avevano sempre fatto ridere. Io ero più forte, dicevo.
Ho fatto tutto perchè non dovevo sentirmi realizzato, perchè ho 29 anni nessuna scrivania deve ancora portare il mio nome, nessuna città mi appartiene e nessun vero affetto è fatto per perdersi. Non nell’era della Rete e dei voli low-cost.
Sono tornato in Italia da una settimana, adesso vivo a Roma. Ho superato un’agguerrita selezione ed ora indosso la giacca e la cravatta comprate per il matrimonio di mio fratello. Sono diventato consulente per la comunicazione e le reti sociali del Ministro per la Coesione territoriale Fabrizio Barca.
L’ho voluto io, ma non ho fatto tutto da solo. Ho avuto molte spintarelle, prima tra tutte l’appoggio incondizionato delle Forze Amate, l’eredità culturale ed etica che hanno saputo e voluto tramandarmi. Vincenzo e Maria Rosaria, scusatemi per avervi detto del colloquio solo a giochi fatti.
Altra importante spintarella, devo riconoscerlo, è arrivata dai Consigli Superiori dell’Amarezza, nel fiume di conferenze a tema “Tornare in Italia, chi te la fa fare” o “Non cambierà mai nulla: il parere degli esperti”. L’esperienza maturata in queste tavole rotonde è stata fondamentale nel darmi quella spinta finale che cercavo.
Una buona parola, questa sono certo sia stata fondamentale, ce l’ha messa pure il Ministero dei Rapporti con il Sottoscritto, la sfera dei miei amici ed affetti in Spagna. Non contentissimi per la mia uscita di scena, hanno sempre e costantemente avuto fiducia in me, anche, spesso, più di quanta ne avessi avuta io. Con loro le mie risate, le mie lacrime nervose, per loro tutti i pensieri nel volo di ritorno e con loro di nuovo nell’auto blu o azzurra, ora non ricordo, che mi ha raccolto a Fiumicino come si raccoglie con scopa e paletta qualcosa di rotto.
Ora ho un lavoro a tempo indeterminato (nel senso che la mia collaborazione si concluderà con la fine di questo Governo), sono espatriato di nuovo (nel caso avesse ancora senso parlare di espatrio in Europa), guadagnerò meno di quanto prendevo in Spagna e pagherò più tasse, vivo nel caos di una città come Roma ma sono orgoglioso perchè sto inseguendo i miei desideri, perchè non mi sento ancora realizzato ma in una tappa della mia vita, perchè era il momento di rischiare e l’ho fatto.
E spero possiate scusarmi per questo post troppo lungo ed egocentrico, per tutte queste virgole e ripetizioni e per lo stile da Smemoranda. Ma me lo dovevo.